L’intervento è ubicato lungo il Naviglio Grande nell’area in cui si insediò nel 1830 la prima fabbrica di ceramica della Richard Ginori. A seguito di alcune disavventure finanziarie negli anni ‘70 le attività produttive furono progressivamente dismesse ed iniziò un periodo di abbandono. Dopo alcuni anni si innescò un processo di riconversione e recupero ed in alcuni casi di demolizione e ricostruzione, è il caso delle torri lungo il viale Giulio Richard.
Il complesso prende forma negli anni ’90, ed è costituito da sette corpi di fabbrica destinati ad uffici. Quelli più esterni e quello centrale son più bassi, mentre gli altri contando diciotto piani fuori terra assumono un certo rilievo nello skyline della zona. Esteticamente il complesso si configura senza nessun legame con la zona ed anzi riprende le sembianze di complessi simili esistenti in altre aree milanesi.
Inoltre, nello specifico, questi edifici realizzati in maniera analoga in alcuni punti di accesso alla città, aggravati dal loro stato di quasi totale abbandono, sono il manifesto di un’espansione intensa e spesso decontestualizzata dal tessuto urbano circostante. Pertanto questa è un’importante occasione per ripensare questi complessi edilizi conferendo loro una maggiore identità attraverso l’utilizzo di un linguaggio più affine alla cultura architettonica e urbanistica della città.
Dovendo ripensare completamente due delle torri più alte, auspicando che possano dettare le linee guida per gli interventi futuri sugli edifici adiacenti, il progetto prevede una rivalorizzazione partendo dall’attacco a terra, andando a ridefinire il suo rapporto con la strada, con un basamento caratterizzato da un portico coperto a doppia altezza che permette uno spazio filtrato tra la strada e l’ingresso vero e proprio all’edificio. A livello volumetrico e compositivo, l’elemento di unione abbraccia il piede esistente del fabbricato regolarizzandone la geometria e creando un nuovo fronte compatto tra torre e basamento.
Il sistema di facciata è scandito da una maglia muraria verticale che dialoga con gli elementi strutturali d’angolo e confluisce in sommità per realizzare un coronamento vero e proprio per consentire l’integrazione con le insegne della società che utilizzerà l’edificio. La nuova facciata è costituita da due elementi, la lesena piena ed il serramento che si alternano a ritmo regolare creando una modularità costante in orizzontale su tutta la torre. Si è cercato di ottenere un effetto compatto e monolitico che armonizzasse con le torri vicine ma allo stesso tempo denunciasse la volontà di cambiamento e modernizzazione, una facciata muraria, che ricerca un disegno semplice, costituito da pochi e meticolosi dettagli.
La parziale demolizione del parapetto perimetrale esistente con l’estensione della parte trasparente della facciata vetrata consente di arrivare ad un elevato valore di efficienza energetica e di comfort dello spazio interno.
Il rivestimento della scala esterna con una lamiera forata rivalorizza la facciata sud-ovest e permette di nascondere gli impianti a vista realizzando una nuova geometria più integrata con la volumetria dell’edificio.
Grazie al complessivo efficientamento energetico è possibile realizzare un nuovo piano sulla sommità dell’edificio, con relative terrazze e logge panoramiche contenute all’interno della sagoma della torre.